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Sgarbi modenesi

IL BRODO DELL’OSPEDALE E’ MENO GRASSO

Caro Vittorio Sgarbi

Volevo farti una visita all’ospedale, ma non me lo hanno permesso. Giustamente un malato di riguardo come te ha bisogno di tranquillità.
Volevo approfittare, ‘vigliaccamente’, della tua posizione di uomo finalmente sdraiato e indifeso per poterti parlare, dato che alle tue parole aggressive nessuno mai riesce a replicare: sei uno dei tanti privilegiati intoccabili dietro la corazza di plastica degli schermi televisivi.
Come critico d’arte mi piaci anche. Ma ognuno dovrebbe fare il lavoro che gli riesce bene.
Non riesco a perdonarti di essere stato insieme ad altri berlusconidi e non solo, l’iniziatore negli anni novanta dell’homo urlans che proponeva le proprie ragioni (se tali potevano chiamarsi) urlando, offendendo e sbeffeggiando il povero avversario al quale non davi mai la possibilità di replicare. Con quell’arroganza tipica delle osterie periferiche o del bar sport dove vince chi sa gridare più forte.
Io come vecchio insegnante, non posso se non rimproverarti pesantemente per essere stato un cattivo maestro. Per un cultore del bello non è un comportamento esteticamente accettatile.
I nostri vecchi dicevano il 13 dicembre festa di S. Lucia: “Se santa Lucia ti mantiene la vista la parola non ti manca”. Che dio ti mantenga la vista ma tu fai un buon uso della tua lingua biforcuta.
Per qualche giorno sei stato ospite non delle patrie galere ma del policlinico della nostra città. Che pur essendo governata ab immemorabili dalle sinistre ha i migliori ospedali dell’Italia. Ti abbiamo salvato la vita.
Eri in una stanza malato grave. Dovevi comportarti da infermo. Al tuo capezzale invece c’è stata una sfilata poco edificante delle cosiddette personalità modenesi. E poi interviste, telefonate, chiacchiere a non finire. Era un comportamento normale trattare con rispetto e umiltà i medici e gli infermieri che ti venivano a svegliare, dopo una notte passata in chiacchiere al telefono, per darti le medicine. Fanno il loro lavoro. Con stipendi bassi e una professionalità certamente superiore alla tua di intrattenitore televisivo.
Il brodo delle cucine ospedaliere è senz’altro buono come quello che hai ordinato, disobbedendo alle regole del nosocomio, al tuo attento autista che ha girato per i ristoranti migliori della città.
E poi per favore non dovevi fare del tuo lettino d’ospedale un pulpito per modeste prediche teologiche-moraliste. Da che letto viene una lezione su Dio e la sua misericordia! Da uno che ha fatto dell’offesa, del dileggio e dello sberleffo sbraitato la prassi della relazione umana.
Ti auguro una presta guarigione.
Te ne sei andato dalla nostra città. Non ti rimpiangiamo e potremo continuare a vivere in pace senza il tuo infantile protagonismo dai piani alti del policlinico.

Beppe Manni
23 dicembre 2015